Nel suo ultimo romanzo Bruno Arpaia immagina un mondo sconvolto dai cambiamenti climatici. In un'Europa devastata, gli uomini migrano verso Nord, in cerca di un posto dove sopravvivere. Arriva anche in Italia la "climate fiction"

Pare sia in arrivo dagli Stati Uniti una nuova tendenza letteraria: la “climate fiction” o “fantaecologia”. Un sottogenere della fantascienza che si concentra sulle conseguenze dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, immaginando i futuri scenari ecologici con cui dovrà confrontarsi l’umanità.
Bruno Arpaia, primo autore italiano a scrivere “involontariamente” (“In verità, ho scoperto l’esistenza di questo genere quando avevo già scritto i due terzi del romanzo”) un libro che si lega a questo filone (Qualcosa, là fuori, Guanda), ha dichiarato all’Espresso: “Credo che la ‘cli-fi’ ci offra l’opportunità di sapere di più sul cambiamento climatico attivando la parte emozionale di noi stessi. Vivere, attraverso un romanzo, l’innalzamento del livello del mare a New York, o partecipare con i protagonisti di un racconto a una tragica migrazione climatica in una Germania desertificata ci colpisce dritto al cuore e, grazie all’empatia con i personaggi, ci immerge nelle complesse questioni scientifiche alla base degli avvenimenti narrati”.
E veniamo alla trama del nuovo romanzo di Arpaia, che ci mostra Pianure screpolate, argini di fango secco, fiumi aridi, polvere giallastra, case e capannoni abbandonati: in un’Europa prossima ventura, devastata dai mutamenti climatici, decine di migliaia di “migranti ambientali” sono in marcia per raggiungere la Scandinavia, diventata, insieme alle altre nazioni attorno al circolo polare artico, il territorio dal clima più mite e favorevole agli insediamenti umani.
Livio Delmastro, anziano professore di neuroscienze, è uno di loro. Ha insegnato a Stanford, ha avuto una magnifica compagna, è diventato padre, ma alla fine è stato costretto a tornare in un’Italia quasi desertificata, sferzata da profondi sconvolgimenti sociali e politici, dalla corruzione, dagli scontri etnici, dalla violenza per le strade. Lì, persi la moglie e il figlio, per sedici anni si è ritrovato solo in un mondo che si sta sfaldando, senza più voglia di vivere, ma anche senza il coraggio di farla finita.
Poi, come migliaia di altri, ha pagato guide ed esploratori e ora, tra sete, fame e predoni, cammina in colonna attraverso terre sterili, valli riarse e città in rovina, in un continente stravolto e irriconoscibile…